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La Turchia si prepara a entrare nella Ue in un edificio sequestrato agli ortodossi

13 Δεκεμβρίου 2009

La Turchia si prepara a entrare nella Ue in un edificio sequestrato agli ortodossi

Incredibile ma vero: la sede del Segretariato per l’ ingresso della Turchia nell’Unione europea è un edificio sequestrato alla comunità cristiana ortodossa negli anni ‘90. L’edificio si trova a Istanbul, nella notissima località Ortakoy, sotto il primo ponte sul Bosforo.

Prima della confisca, l’edificio era adibito a scuola elementare per i ragazzi della minoranza ortodossa di Ortakoy. Qui, una volta viveva una fiorente comunità cristiana ortodossa, ormai inesistente per le epurazioni del passato nei confronti delle minoranze, eseguiti dal “laicissimo” Stato turco.

Grazie alla politica di epurazione, questo edificio e molte altre scuole, a un certo punto si sono ritrovati senza alunni, inutilizzati e poi confiscati. La confisca dello Stato avveniva però impedendo alle fondazioni – proprietarie degli edifici – di destinarli ad un uso diverso.

La comunità di Ortakoy è ricorsa ai tribunali amministrativi di Istanbul, che non hanno ancora emesso alcuna sentenza. In caso di sentenza contraria, gli ortodossi intendono ricorrere alla corte di Strasburgo.

L’inaugurazione della sede come Segretariato è avvenuta alla presenza del primo ministro Erdogan, accompagnato dal ministro per gli Affari europei Bajis e da varie autorità e rappresentanze europee.

Il fatto ha suscitato disagio negli ambienti diplomatici di Bruxelles, tanto che alla vigilia dell’inaugurazione, un alto funzionario del governo si è precipitato dal Patriarca Bartolomeo I per fargli sapere che le decisioni prese dalla magistratura verranno rispettate. Ci si interroga anche se l’ attuale governo turco era o no conoscenza di tutta la storia del’edificio.

Intanto a Bruxelles inizia a serpeggiare qualche disagio verso quei politici Ue caldi paladini dell’ingresso della Turchia nell’Unione. Non avendo Ankara dimostrato ancora un convincente orientamento europeo, si pensa che i “paladini” siano legati a quel Paese da propri interessi economici finanziari.

Un suggerimento per dirimere la questione viene da Lakis Vigas, rappresentante delle minoranze in Turchia nella direzione generale delle Fondazioni. Intervistato dal giornale Milliyet sul caso di Ortakoy, egli dice che sarebbe bello per la fondazione di Ortakoy avere la possibilità di concedere la sede con un contratto simbolico di locazione alla nazione turca. Questo gesto avrebbe un nobile scopo: l’ingresso della Turchia nella Ue “fonte delle nostre speranze”.

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=17096&size=A